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lunedì 13 ottobre 2014

Foto rubate su SnapChat - il commento di Check Point

L'ultima applicazione a finire nella bufera per problemi legati alla sicurezza si chiama SnapChat. E' un app mobile, valutata 10 miliardi di dollari, che permette di scattare e inviare fotografie poi destinate all'autodistruzione. Un data breach ha colpito circa 4,6 milioni di utenti in tutto il mondo, i cui dati sono stati resi pubblici all'inizio dell'anno. Ora, oltre 100.000 foto che dovevano cancellarsi automaticamente, sono state sottratte al controllo dei legittimi proprietari e rischiano di finire online.

David Gubiani, Technical Manager di Check Point Software Italia, commenta: "Se è difficile dal punto di vista degli utenti assicurarsi che le app che si utilizzano siano al cento per cento sicure, c'è un semplice accorgimento che ognuno di noi potrebbe prendere e che eviterebbe quanto meno l'esposizione di contenuti sensibili. Si tratta di dividere in modo netto i contenuti personali da quelli aziendali, oppure quelli confidenziali da quelli che possono diventare di dominio pubblico senza troppi problemi. Questo si può fare con la creazione di una vera e propria "bolla applicativa", nella quale svolgere le attività che si ritengono più critiche o comunque confidenziali."

Questa bolla può essere più o meno collegata con le applicazioni e i dati che si trovano sullo smartphone, ma sempre in modo sicuro, tramite una VPN. "Nel momento in cui la sessione critica viene chiusa, tutti i dati e le applicazioni interessate spariscono con essa, riducendo di fatto ai minimi termini la possibilità di un furto di dati personali", spiega Gubiani. "Senza contare la possibilità di usare uno strumento di Document Security per crittografare ogni singolo file, in modo che sia leggibile solo da chi ne possiede la chiave."

"Tra malware e sicurezza la sfida è continua, ma separazione dei contenuti e crittografia rappresentano un doppio asso nella manica importante a favore degli utenti", conclude Gubiani.

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